s

SMART WORKING? UN'INDAGINE SUL GRADIMENTO

SMART WORKING? UN'INDAGINE SUL GRADIMENTO


3 maggio 2021 | Lavoro e dintorni
SMART WORKING? UN'INDAGINE SUL GRADIMENTO

Come spesso è accaduto nella storia dell’umanità, i grandi momenti di rottura, le crisi che hanno segnato il susseguirsi delle epoche, hanno portato con sé grandi mutamenti. Al netto del positivo o negativo impatto di queste mutazioni, è indubbio che le culture investite da questi eventi sono state proiettate in nuovi modi di intendere e vivere la socialità.

Da poco più di un anno ci troviamo a vivere una pandemia che chiaramente ha assunto risvolti che hanno influenzato in maniera decisiva le dinamiche di interazione tra gl’individui, segnando profondamente i modelli del vivere civile.

Tra le numerose novità che, nostro malgrado, ci hanno investito, sicuramente la pratica dello smart working ha influenzato le dinamiche lavorative, i modi di incontrarsi e di interagire. Il contatto umano, che in questa fase si è teso ad evitare e che è stato il principale oggetto di regolamentazione da parte dei governi centrali, è stato sostituito da una più fredda connessione internet.

La società, già molto indirizzata verso modelli relazionali virtuali, ha avuto una spinta in questo senso dalla necessità di evitare, per ragioni puramente sanitarie, il contatto diretto.

Vediamo però quanto questa tendenza e questo nuovo modo di approcciare all’universo lavorativo e alle mansioni quotidiane, sia stato percepito positivamente dai lavoratori.

Diciamo subito che, alla luce di un primo bilancio sul gradimento del cosiddetto smart working, i dati che ne derivano sembrerebbero segnalare una diffusa bocciatura per questa pratica. Quasi la metà di coloro che si sono espressi in merito, ha bocciato categoricamente questa soluzione. Va detto comunque che - in perfetta linea con la tradizione di questo Paese, di riuscire a spaccarsi praticamente su tutto, amando perdutamente le dicotomie – sono circa la metà i lavoratori che invece sono contenti del lavoro da remoto.

Ovviamente le sensazioni sono condizionate dalle modalità con cui i lavoratori hanno vissuto questa nuova esperienza, ed il giudizio finale e figlio di questa dinamica.

Molto è dipeso dal rapporto con gli spazi domestici, dall’obbligo di dover, in molti casi, condividere in maniera inedita la propria giornata di lavoro con i propri familiari, questi ultimi costretti anche loro alla clausura domestica. Molto è dipeso anche dall’adeguatezza degli spazi.

Va anche affermato che, tra quelli che hanno vissuto positivamente l’esperienza, una discreta percentuale vorrebbe che questa nuova modalità perdurasse nel tempo, essendo disposti anche a trovare nuovi lavori purché possano essere svolti da remoto, nella propria abitazione.

Il gruppo di coloro che questa esperienza l’hanno vissuta positivamente è riferibile in particolar modo a single e lavoratori senza figli.

Tra i sessi, sembra che gli uomini pur migliorando notevolmente le prestazioni, hanno patito maggiormente, squisitamente sul piano esperienziale, la dinamica dello smart working.

Per le coppie con figli invece, il work – life balance ha subito un peggioramento e senza dubbio l’esperienza è stata di più difficile approccio.

Per finire la ricaduta sul piano della socializzazione e sulle modalità di investimento delle casse familiari, lo smart working ha portato ad una modifica della gestione. Sono diminuite le spese relative a spostamenti, vitto e vestiario ed aumentate quelle relative alla gestione del tempo libero.

 

Commenta questo articolo