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SALVIAMO LA “GENERAZIONE VIRUS”

SALVIAMO LA “GENERAZIONE VIRUS”


21 gennaio 2021 | Lavoro e dintorni
SALVIAMO LA “GENERAZIONE VIRUS”

C’era una volta la Generazione X, poi i Millennials ed ora rischiamo di avere una “Generazione Virus”, il popolo di quei ragazzi a cui la pandemia sta letteralmente bloccando la crescita educativa e culturale. Una generazione che rischia di avere delle falle nell’apprendimento, che nella società liquida in cui viviamo, dove tutto corre alla velocità della luce, rischiano di non essere più colmate.

Nei maggiori centri di ricerca sociale di alcuni paesi UE ed extra UE (come ad esempio gli Stati Uniti), sono già in atto i lavori per stimare i danni occorsi ai giovani impegnati negli ambiti formativi.

Il dato è incontrovertibile e più tempo passa, maggiori saranno i danni. Uno dei punti fondamentali delle restrizioni dovute alla pandemia Covid, è quello del blocco dell’istruzione in presenza (attenzione, è bene ricordare che tali limitazioni sono estese anche ai centri di formazione professionale di ogni genere).

Il dibattito in ambito politico è tutt’ora ancora acceso. Si discute di calendari e percentuali di rientro a scuola. Le famiglie, che già vivono un’enorme crisi economica, si vedono costrette a gestire i propri figli anche in orari in cui, normalmente, dovrebbero essere a scuola.

Tutto questo, oltre al disagio organizzativo, comporta un ben più grave fenomeno di mancato apprendimento che, unitamente alla crisi sanitaria, si configura come un danno incalcolabile alle fondamenta del futuro della nostra società, che chiaramente dovrebbero poggiare sulle capacità dei giovani di oggi di diventare professionisti leader di domani.

Al momento, sembra che il dibattito sia incentrato unicamente su aspetti organizzativi, senza tenere conto dell’effettivo peso che sta avendo l’allontanamento forzato dalla scuola. Oltre a questo, alle carenze nell’istruzione, si stanno affiancando fenomeni di disagio psicologico.

In altro contesto, e con altri presupposti, la didattica online, potrebbe essere un valido supporto da integrare all’istruzione in presenza. È evidente però, in questa fase, e con presupposti organizzativi tutt’altro che sereni, che la sola DAD non può più sopperire alle lacune che si stanno via via ingigantendo.

Come detto, test sulla didattica a distanza condotti in altri paesi dell’UE, molto più avanzati del nostro dal punto di vista del supporto tecnologico alle scuole, hanno mostrato che, durante il periodo di restrizioni gli studenti non avevano accresciuto il loro bagaglio istruttivo, che di fatto è rimasto al periodo pre-lockdown. Inoltre, le carenze maggiori sono state rilevate in quei nuclei familiari svantaggiati sia dal punto di vista tecnologico che organizzativo.

In alcuni paesi sono state messe in atto dei sistemi compensativi che hanno visto gli studenti impegnati anche durante l’estate 2020. Tali sistemi sono valsi a cercare di colmare i mesi di lockdown primaverile, in modo da arrivare all’apertura dell’anno scolastico 2020 – 2021 con il minor ritardo possibile.

Su quest’esempio, da più parti, si sta levando la richiesta di allungare l’anno scolastico almeno fino ai primi di luglio, andando così a recuperare almeno un mese di lezioni in presenza prima dello stop estivo.

Stiamo lottando non solo contro una crisi sanitaria, ma anche contro quella che si sta configurando come una tragedia sociale che investirà i più giovani.

Il dramma che stiamo vivendo rischia inoltre di allargare l’atavico gap che i nostri giovani hanno nei confronti dei loro pari età stranieri, in una società che diventa ogni giorno più globalizzata, questo fattore pone le prossime generazioni nella posizione di non essere competitivi nel mercato del lavoro.

Ci auguriamo che si possa procedere alla strutturazione di un piano strutturato e performante, finalizzato al recupero del gap formativo, a questo punto senza prescindere dai mesi estivi, che possono diventare fondamentali in questo senso.   

 

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