s

Lavoro nero: datore di lavoro a rischio

Lavoro nero: datore di lavoro a rischio


3 febbraio 2023 | Lavoro e dintorni
Lavoro nero: datore di lavoro a rischio

Lavoro nero: datore di lavoro a rischio Il termine “lavoro nero”, definito anche “irregolare” o “sommerso” è adoperare per indicare quella pratica di impiegare lavoratori subordinati senza aver comunicato l’assunzione al Centro per l’Impiego, con ogni conseguenza sotto il profilo retributivo, contributivo e fiscale. Il lavoratore che viene assunto senza apposito contratto, non ha il diritto a nessun tipo di polizza assicurativa né di tutela in caso di licenziamento.

Lavoro nero in Italia

Nel nostro territorio nazionale, il lavoro nero rappresenta una vera e propria piaga per il mondo del lavoro, e soggetti a questa condizione sono per lo più lavoratori stranieri, ignari di come funzioni il sistema del lavoro.

Cos’è il caporalato?

Il caporalato è una forma illegale di ingaggio e organizzazione della mano d’opera nel lavoro dipendente. Diffusa in tutto il mondo ma principalmente nell’Italia meridionale. Il cosiddetto caporale, appunto, è colui che trova gli operai, ad esempio, per farli lavorare nei campi e per raccogliere frutta e verdura di stagione oppure vengono utilizzati nei cantieri edili abusivi, privi di ogni autorizzazione. Il caporalato è illegale poiché i caporali procurano i lavoratori giornalieri al proprietario delle imprese agricole o anche dei cantieri di costruzioni, in cambio di denaro (una vera e propria tangente). Quelli ad essere piu sfruttati sono soprattutto gli emigrati clandestini, che non avendo il permesso di soggiorno sperano, così facendo, di migliorare le proprie condizioni
di vita, finendo invece per essere pagati miseramente e diventare schiavi di questo sistema illecito.

Sanzioni per il “datore”

Il datore del lavoro, rischia sanzioni pecuniari che arrivano fino a 36.000 euro. L’importo di tale sanzione viene calcolato in base ai giorni effettivi di lavoro per ciascun lavoratore irregolare. La sanzione, oltretutto, aumenta del 20% per ogni lavoratore extracomunitario non dotato di permesso di soggiorno impiegato in nero.

Sanzione per il “lavoratore”

Precedentemente alla riforma operata dal Jobs Act, colui che veniva assunto in nero non era perseguibile con sanzioni, perché considerata la parte debole del rapporto. Ma dopo questa riforma, risulta perseguibile per il reato di “Falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico”, alla quasi si aggiungono, qualora vi siano ulteriori illeciti, dai 6 ai 3 anni di reclusione.

Come ostacolare il lavoro nero?

L’unica soluzione utile per evitarne la diffusione è denunciare alla guardia di finanza coloro i quali perpetrano questa forma di sfruttamento, entro 5 anni dalla cessione del rapporto di lavoro.

Commenta questo articolo