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IL CASO UTET: LA CRISI DELLA CULTURA.

IL CASO UTET: LA CRISI DELLA CULTURA.


27 novembre 2020 | Lavoro e dintorni
IL CASO UTET: LA CRISI DELLA CULTURA.

È notizia delle ultime settimane, quella relativa alla chiusura di UTET “Grandi Opere”. È bene subito specificare che, come spesso capita nell’era dell’informazione “gratuita”, la notizia del fallimento della casa editrice è stata riportata da più parti in maniera erronea. Fanno sapere dalla casa editrice torinese, che solo la sezione “Grandi Opere” è stata chiusa. La sezione del sito web dedicata alle pubblicazioni “Grandi Opere” è off-line, mentre la pagina Facebook è ancora li, a testimoniare come il Social Network, spesso, si configuri come un vero e proprio cimitero degli elefanti.

La fondazione della casa editrice risale al 1791, ad opera di un libraio torinese che risponde al nome di Giovanni Pompa. L’attuale denominazione – Unione Tipografico Editrice Torinese – arriva a metà dell’ottocento.

Attualmente la casa editrice rientra nell’universo De Agostini Editore, grazie all’acquisto perfezionato, da parte di quest’ultima, nel 2002.

La chiusura di questa gloriosa sezione, che aveva edito tra le più importanti opere di pregio, è il chiaro sintomo di una crisi culturale che attraversa questo Paese da oltre un ventennio. La banalizzazione della cultura a vantaggio di una formazione sempre più specifica e figlia di scelte politiche e sociali che hanno interessato ed interessano questo Paese negli ultimi decenni.

La crisi della cultura, porta chiaramente con sé una crisi della formazione culturale che si esplica in una bassa percentuale di popolazione che si dedica alla lettura. In questo senso, l’Italia occupa uno degli ultimi gradini della classifica Europea. Il dato testimonia anche una bassa percentuale di popolazione che accede ai livelli più alti della formazione scolastica.

Chiaramente, una popolazione che non legge è, di fatto, una popolazione che non acquista libri. Quest’ultimo dato è alla base della crisi profonda che attraversa il mondo dell’editoria.

Non è un caso che la notizia sia arrivata in queste settimane, giacché oltre alla crisi culturale, bisogna aggiungere anche quella occorsa a partire dal 2008 riguardante l’economia, e di conseguenza la capacità da parte della popolazione di acquistare libri, ed infine, il colpo di grazia avuto con l’attuale pandemia.

Una riflessione va fatta e dovrà essere una riflessione profonda. Senza scadere nella retorica, il mondo come oggi lo conosciamo è anche figlio dell’invenzione dei caratteri di stampa, che ha portato con sé la possibilità di rendere più efficace la trasmissione della cultura. La diffusione della cultura, ha aiutato a migliorare la comprensione di ciò che ci circonda, e potendo contare su questo, siamo riusciti, come umanità, a progredire in ogni settore della conoscenza.

Senza lettura non c’è conoscenza e senza professionismo, in questo settore, non può esserci qualità nella trasmissione di quest’ultima.

Per concludere ricordiamo che UTET è ancora viva e che continuerà a pubblicare libri, quello che ci mancherà sono enciclopedie e trattati, che avevano costituito il vero marchio di fabbrica di questa gloriosa casa editrice.

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