Dà©bà¢cle d'agosto: -70% di ospiti stranieri, turismo in crisi.

C’era d’aspettarselo: il dato è arrivato e conferma il trend negativo dell’annata 2020. Le ragioni sono note, il COVID 19, ha destabilizzato fortemente tutte quelle attività connesse ai normali flussi turistici. Dunque, dopo giugno e luglio, anche il mese di agosto conferma una parabola negativa relativamente ai servizi di incoming, attestandosi ad un -70% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Dunque la crisi generata dalla pandemia (che peraltro non accenna a ridurre il suo impatto sulle nostre vite) non si contrae e continua a scuotere dalle fondamenta il comparto dell’ospitalità e l’intera filiera ad esso connessa.
Si stima che sono almeno 50.000 le imprese, che operano nel settore, a rischio di fallimento a causa della perdita di solidità finanziaria. La contrazione del fatturato è pari ad almeno 12 miliardi di euro.
Come è lecito aspettarsi, la “mortalità” imprenditoriale non può non avere una ricaduta anche sul mercato del lavoro. Si stima una perdita diretta di ben 220 mila posti, la cui metà è concentrata nei distretti turistici del nord della penisola.
Per ciò che concerne i numeri relativi al flusso turistico, ad agosto, il Belpaese ha perso 3,6 milioni di visitatori provenienti dall’estero con mancati incassi per quasi due miliardi, la metà rispetto a quelli dell’anno precedente.
La riapertura delle attività economiche e la ripresa della libertà di movimento, anche infraeuropeo, non sono state sufficienti a garantire la sostenibilità economica e finanziaria di gran parte delle imprese turistiche italiane che vivevano di quel 51% di turismo internazionale che quest’anno è venuto a mancare.
I numeri dunque sono allarmanti e richiedono una grossa riflessione sull’urgenza di un sostegno immediato alle imprese. Questa estate abbiamo sofferto molto per l’assenza dei turisti stranieri che si stima siano stati 25 milioni in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, una battuta d’arresto purtroppo destinata a proseguire anche a settembre. A questo punto se i dati si confermeranno, il mese di settembre sarà decisivo: si rischia, di fatto, la chiusura definitiva del 30% delle imprese, con un danno per l’occupazione ma anche per l’indotto di enormi proporzioni.
Drammatica la situazione nelle città d’arte che subiscono i maggiori danni a causa del crollo degli arrivi da Usa, Russia, penisola arabica, estremo oriente. Alcune elaborazioni stimano in circa 2,7 milioni il numero di stranieri che hanno rinunciato ad un soggiorno nelle città d’arte del Belpaese tra luglio e agosto. L’esempio di Firenze desta grande preoccupazione, giacché una delle più importanti città d’arte italiane si segnala in maniera negativa per una perdita di almeno il 50% delle presenze e del volume economico rispetto al 2019.