DAL 2020 AL 2021: DA UNA SOCIETà€ LIQUIDA A QUELLA AERIFORME.

Sono gli ultimi giorni, confusi, drammatici, di un 2020 che somiglia sempre più ad una tragedia greca, degna di un Sofocle, e delle farse tanto care a Rintone di Taranto. Generi in cui l’elemento tragico si fonde a variabili di triste comicità. Stiamo lasciando questo 2020 che ha messo a nudo tutte le fragilità di un sistema, che Baumann, in un’illuminata epifania, definì “liquido”.
Un sistema basato sulla dinamicità, sulla possibilità di poter cambiare sé stessi e la propria vita nel breve volgere di un attimo, qualcosa che, specie nel mercato del lavoro determina una grande instabilità, con la quale ci confrontiamo tutti i giorni, nell’intento di trovare soluzioni gestionali. Oggi, abbiamo ben chiaro quanto fragile sia questo sistema e, soprattutto, quanto poco sotto controllo possano essere le eventuali derive, quest’anno, palesatesi in una “guerra” tra necessità economiche e sanitarie. Se la nostra società liquida, doveva avere la capacità di modellarsi a seconda delle esigenze, dei bisogni, anche momentanei, quest’anno si è trovata in grave difficoltà, di fronte alla disattesa necessità di mettere in atto questo principio, strattonata da pari bisogni antitetici.
Arriviamo dunque alla fine di questo 2020 provati e con poche forze, avendo dimostrato soprattutto uno stato confusionale, a tutti i livelli.
In questo senso, abbiamo disperato bisogno di una politica con la P maiuscola, è il primo augurio che facciamo a noi stessi. Non è un punto di vista populista il nostro, tutt’altro. Analizzando questo 2020 sembra ampliarsi sempre più il divario tra la condizione degl’individui “de iure” e la loro, la nostra, possibilità di diventare individui “de facto”, ovverosia: diventare padroni del nostro destino e riuscire a compiere le scelte realmente desiderate. Ricomporre questo divario, appunto, è compito della Politica, di quella che, abbiamo poc’anzi auspicato, si doti della P maiuscola. L’auspicio per il 2021 è quello di vedere occupato nuovamente “l’agorà”, quello spazio intermedio tra pubblico e privato, dove la politica dell’individuo incontra la politica con la P maiuscola; quello spazio dove i problemi privati (che sono diventati sempre più centrali durante quest’anno) vengono tradotti nella lingua dei temi pubblici e nel quale vengono ricercate, negoziate e concordate soluzioni pubbliche a problemi privati. Tutto questo ce lo auguriamo e ve lo auguriamo, per evitare che la nostra liquidità non vaporizzi in una società areiforme, del tutto inconsistente e rarefatta.