CONSIGLI D'AMMINISTRAZIONE IN ROSA

CONSIGLI D’AMMINISTRAZIONE IN ROSA
Il progresso, in tanti ambiti della nostra società, passa necessariamente attraverso l’integrazione – di qualsiasi genere la si voglia intendere – e, in particolar modo, attraverso una distribuzione equa dei diritti. Il dibattito riferito a questo argomento, per certi versi,
diventa di capitale importanza quando è riferito alla parità dei sessi.
QUOTE ROSA: LA GENESI
L’argomento ancora oggi nel 2022 risulta essere spinoso, specie se calato in ambiti di lavoro di alto profilo e per quanto concerne l’accesso a cariche di responsabilità. L’Italia, finalmente ha “eletto” un premier donna, e a prescindere dalla coalizione e le idee politiche
(queste ultime non sono oggetto di questo articolo), bisogna salutare con un certo entusiasmo l’evento. In ogni caso, a tutela della parità dei diritti d’accesso al lavoro, in Italia esistono le cosiddette quote rosa, queste ultime introdotte dalla modifica dell’art. 51 della Costituzione (2003). Il provvedimento fu realizzato in modo da garantire un incremento della rappresentatività negli organi di amministrazione e controllo delle società quotate in borsa e di quelle poste sotto il controllo pubblico.
QUOTE ROSA: UNA NUOVA DIRETTIVA
Recentemente è stata inoltre pubblicata sulla G.U. la direttiva 2022/238, che prende il nome evocativo di Women on Boards. La direttiva è mirata a garantire l’equilibrio di genere nei Consigli d’amministrazione delle società quotate in borsa. In particolare,
secondo la direttiva, entro il 30 giugno 2026 le suddette società dovranno conseguire uno degli obiettivi elencati: il gruppo di genere sotto-rappresentato dovrà rappresentare almeno il 40% dell’organico d’amministrazione senza incarichi esecutivi o, in alternativa, almeno il 33% di tutte le posizioni di amministratore. Allo stato attuale, tutte le società rientranti nei parametri della direttiva, qualora non avessero tale condizione, dovranno adeguare la propria posizione attraverso una procedura di selezione dei candidati che tenga conto delle misure imposte dalla direttiva. Inoltre, le aziende a cui è riferita la direttiva dovranno rendicontare sullo stato della parità di genere. Le aziende escluse da tale provvedimento sono le micro e PMI.